venerdì 24 gennaio 2014

Vedere il mondo da un oblò

Il clicchismo è la nuova mania che pervade i nostri cervelli e ci fa sentire invincibili.
Provare a cambiare realmente il mondo non è adatto a noi cybernauti, meglio vedere la realtà come fosse un quadro inamovibile, utile soltanto alla nostra contemplazione.
Magari mi faccio un blog, creo un profilo sui social e mi linko con quanti più amici virtuali possibile.
In questo modo, mi illudo che un giorno avremo un futuro migliore...., anzi faccio di più cercando ogni volta che scrivo di essere infinitamente positivo riempendo il web di belle frasi che infondano speranza.
Non mi accorgo però che in questo modo sterilizzo il presente rimandando a domani quello che ho il dovere di compiere oggi, adesso.
Noi, l'altro, oggi, eccole le tre parole d'ordine su cui riflettere.
Un' amico mi diceva di avere sul tavolo una pietra con su scritto: "cerca di fare il meno possibile e se proprio devi fare qualcosa fallo fare ad un Altro".
L'Altro con la a maiuscola gli ricordava che per lui era fondamentale restare collegati fisicamente agli altri e che la sua vita avrebbe avuto maggiore senso se avesse avuto l'Altro come obiettivo del suo agire quotidiano.
Noi, fa a cazzotti con io che oggi chiunque tende a glorificare.
Poco fa entrando a Scuola mi ha avvicinato una persona che mi conosce e che ammira molto quello che facciamo.
Lui è un grande imprenditore del vino Franciacorta e possiede ben 80 emittenti televisive.
Sta portando una grande croce perché sua figlia si è allontanata da casa e non vuole più vederlo per questioni di interesse.
Mi ha detto: "Pierluigi eccoti 400 euro, dalle alla famiglia che ne ha più bisogno ma non dirgli chi te l'ha date, anzi se vuoi posso darti altro denaro il prossimo mese".
Un allievo invece mi ha detto che non ha amici veri perché troppo impegnativo e compromettente per cui preferisce ciattare di notte ed avere così soltanto relazioni virtuali sulle quali nessuno si espone.
Chi è l'altro, mia madre dice che l'altro è quella persona con la quale alla fine della tua vita hai consumato almeno un quintale di sale.
Hai mangiato insieme a lui infinite volte, gli hai dedicato mille attenzioni e quando aveva bisogno tu c'eri, sempre.
San Josemaria lo chiamava, apostolato di amicizia e confidenza che vuol dire proprio uscire dall'anonimato e sperimentare la bellezza di un rapporto autentico con le luci della ribalta completamente spente, senza pubblicità, vivendo un'amicizia intima e discreta.

Perché anche se così semplici queste parole diventano improvvisamente complicate, difficili a realizzarsi, preferendo la domesticazione, di chi fa tutto da casa senza nemmeno uscire, evitando perfino il rischio di presentarsi in ritardo ad un' appuntamento?
Dobbiamo vivere indossando, metaforicamente, i nostri guantoni da pugile, ogni giorno, per combattere il demonio che si impossessa del nostro tempo sottraendolo al servizio verso l'Altro.

Sarà divertente ogni tanto immaginare di essere andati a segno con un jab o con un gancio in pieno volto al demonio quando saremo riusciti ad uscire con un amico col quale abbiamo persino trovato il coraggio di domandargli: "Chi hai messo al centro della tua vita?"
San Josemaria diceva Dio e audacia.

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