giovedì 16 gennaio 2014

Mi ritorni in mente

Giovanni, figlio di un operaio edile e di una casalinga, entrambi analfabeti, scelse di frequentare uno dei primi corsi per orologiai nella scuola dove sono Preside.

Aveva tutte le potenzialità per diventare da grande uno dei tanti che si guadagnano da vivere fuori dalla legalità.
Vissuto in una baracca  per 17 anni della sua vita senza essere seguito dai propri genitori, vestiva come fosse nato nella giungla e oltre a non saper ne leggere ne scrivere, non era mai andato a scuola, parlava aiutandosi con dei gesti e ogni tanto tirava fuori dei mugugni che gli servivano a rassicurare il suo interlocutore facendogli capire che aveva compreso la domanda anche se non riusciva a  formulare una risposta adeguata.
Riempiva il suo tempo andando in giro a caccia di storni che in alcuni periodi dell'anno passano sopra la capitale, durante lo spostamento migratorio.
Si appostava dietro una siepe tenendo in mano un' esca da mangiare e non appena l'uccello era alla sua portata lo agguantava con le proprie mani più veloce di un serpente.
Poi fece dei passi in avanti, si industriò e come Robinson Crosuè, escogito un sistema di caccia più raffinato.
Si metteva sotto un albero zeppo di storni nascondendo un tocco di zolfo puro acceso, sotto una tinozza di plastica.
Non appena l'esalazione di zolfo fuoriusciva dai lati del recipiente capovolto, rovesciava il contenitore dal quale si alzava improvvisamente una nube tossica, come fosse il famoso fungo atomico che raggiungendo i rami dell'albero faceva precipitare a terra decine di uccelli moribondi.
Subito dopo raggiungeva il mercato di piazza vittorio ed iniziava la fase dedicata alla vendita. Era furbo e intelligente.
Iniziò così la sgrossatura didattica che consistette immediatamente in un corso intensivo di italiano.
I docenti, come esercitazione, lo tempestavano di continue domande non appena arrivava la mattina a scuola per evitare che si impigrisse.
Dava risposte di tutti i tipi che spesso facevano sorridere il docente a crepa pelle e con lui lo stesso Giovanni che forse si rendeva conto dell'ambiguo significato delle sue risposte.
Da noi ci sono sempre state poche regole e molta libertà responsabile, alcune di queste particolarmente costose:
RITARDI - 300 lire
CAMICE DA LAVORO SPORCO - 250 lire
COMPITI NON FATTI - 150 lire
ORDINE BANCO - 270 lire
PAROLACCE - 500 lire
BESTEMMIE - sospeso una settimana
SCHERZI STUPIDI - 200 lire
SPINTE - 100 lire 

I soldi raccolti finivano dentro una scatola di latta, foderata con una carta incollata che aveva riportata sul coperchio la seguente scritta: "Pozzo di San Patrizio".


Tornando a Giovanni, il pomeriggio andava a correre con il motorino sulla tangenziale ancora in costruzione e ovviamente chiusa al traffico.
Il giorno dopo il docente gli diceva: "Giovanni dove sei stato ieri?"
E Giovanni: "Pressò so stato su a sopra levata".
Purtroppo il papà di Giovanni era un alcolista e dopo appena un anno, morì di cirrosi epatica.
Questo triste avvenimento gettò l'allievo in una profonda depressione e forse anche per questo cominciò a fare uso di eroina.
I docenti se ne accorsero subito ed uno di questi un giorno lo accompagnò personalmente e a forza, caricandolo sulla propria autovettura, presso la comunità di recupero Don Giussani.
Quel docente andava a trovarlo spesso tanto che i suoi amici di sventura lo ritenevano fortunato perché almeno  aveva un padre che si prendeva cura di lui.
Giovanni chiarì che quella persona non era suo padre ma bensì il docente di orologeria che si preoccupava di dargli un avvenire, trattandolo come fosse un figlio.
Un giorno finalmente terminò la fase di recupero ma le tentazioni di ricaderci dentro erano sempre in agguato e i professori della scuola erano particolarmente attenti e guardinghi.
Lo seguivano finanche fuori la porta del bagno perché non stesse troppo tempo da solo.
Il pomeriggio lo avevamo affidato ad un amico gioielliere che aveva il suo negozio vicino piazza di Spagna, per fare pratica.
Per fortuna dopo poco tempo conobbe anche una brava ragazza che abitava proprio davanti l'ingresso della Scuola Elis.
Era una bravissima ragazza che poi da grande sposò e dalla quale ebbe due bambini.
Quella gioielleria del centro di Roma, lo assunse come apprendista ma Giovanni era molto ambizioso e in poco tempo divenne anche bravissimo da un punto di vista tecnico.
Attualmente lavora nella sede più importante della Rolex di Roma e sta decidendo di trasferirsi in Cina dove la sua azienda sta per aprire un importante laboratorio.
Se si hai l'occasione di telefonargli anziché sentire quei mugugni delle prime ore e quell'accento romanaccio che abitualmente ancora si può ascoltare nelle vie del suo quartiere, sentirai per incanto una voce educata che in perfetto italiano vi dirà: "Pronto Rolex, posso fare qualcosa per lei?".

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